Uno dei problemi principali che riguarda, ancora oggi, la gestione dell’epidemia di COVID-19 in Italia, è quello del numero dei tamponi che vengono effettuati solo sui pazienti che manifestano i sintomi della malattia. Molti esperti li giudicano ancora insufficienti al fine di poter mappare l’andamento dell’ epidemia e soprattutto certificare che i “guariti” non “siano” più contagiosi.

Il contingentamento dei tamponi è stato causato da una serie di fattori: ritardi nell’allestimento di nuovi laboratori in grado di processarli prima, poi l’approvvigionamento dei reagenti chimici che, nelle quantità attualmente disponibili, consentono, a tutt’oggi, di effettuare soltanto una parte del test diagnostico ed infine, non ultimo perimportanza, il personale sanitario in grado non di eseguire il prelievo dalle mucose che in sé è meno impegnativo di un prelievo di sangue venoso, ma in grado di avvicinare un paziente potenzialmente infetto senza incorrere nel pericolo di infettarsi a propria volta. Non è uno scherzo. Perché il protocollo sanitario che viene disposto agli operatori, nei casi di pandemia grave come quella che stiamo vivendo, obbligati ad avvicinare un soggetto molto probabilmente infetto - ricordiamoci che i tamponi vengono autorizzati solo in presenza di almeno due sintomi conclamati e persistenti e cioè la febbre e la difficoltà respiratoria - è forse più complicato della check list che i piloti di aerei di linea sono obbligati a seguire prima di ogni decollo. Vorrei aver un drone per seguire da vicino questi operatori che mettendo a rischio la propria vita, svolgono da oltre un mese la loro attività a diretto contatto con i potenziali ammalati, lottando concretamente contro la pandemia.

Ad Agrigento, in questo frangente, abbiamo avuto la fortuna di avere due preziose assistenti sanitarie: la dottoressa Valentina Vella e la dottoressa Samantha Simeone. Sono giovani, preparate, entusiaste e soprattutto coraggiose.

Forse vale la pena fare un paio di riflessioni e considerazioni su questa figura professionale.

Chi è e come si diventa assistente sanitario? Nel 2014 presso la scuola di Medicina e chirurgia dell’Università di Palermo è stato istituito il corso di laurea in Assistenza sanitaria con un numero chiuso programmato (test di ammissione delle professioni sanitarie) di massimo 25 unità per anno accademico.

Purtroppo il dato inquietante è che la maggior parte di queste importanti figure professionali trova lavoro nel settore sanitario delle regioni settentrionali poiché le dotazioni organiche delle nostre Asp ne prevedono una minima quantità.

Eppure a questa figura professionale sono riconosciute competenze tali da poter svolgere attività rilevanti nel contrasto alle pandemie come il Covid -19 quali:

  • Supporto sanitario in Aziende sanitarie locali;
  • Call center numero verde regionali;
  • Servizio di Igiene pubblica in Unità operative di profilassi alle malattie infettive;
  • Servizio di Medicina Preventiva a tutela della salute dei dipendenti in ambito ospedaliero;
  • Inchiesta epidemiologica dei casi;
  • Contact tracing, ovvero la capacità di individuare i contatti “stretti” dei casi certamente positivi al Covid19, strumento essenziale per individuare quanto prima i probabili contagiati e circoscrivere il focolaio;
  • Esecuzione dei tamponi naso-faringei a domicilio e comunque nella comunità territoriale;
  • Tecniche di monitoraggio biologico applicato alle malattie infettive;
  • Attività di rete nello svolgimento del piano di emergenza;
  • Funzione di sostegno dei soggetti in isolamento.

Valentina e Samantha sono in carico all’Asp di Agrigento presso l’Unità operativa di educazione e promozione della salute con un contratto a tempo determinato di 14 mesi, per supportare e collaborare con le proprie competenze gli operatori di quella Unità nelle attività sul territorio. Nel Dicembre dello scorso anno quando iniziarono il loro lavoro mai avrebbero potuto immaginare di essere così vicine ad un fronte di guerra.

Purtroppo, il virus aveva già iniziato a circolare anche in Italia e così, da un giorno all’altro, ad appena poche settimane dall’inizio del loro incarico, che consisteva sostanzialmente nel recarsi nelle scuole per trattare temi riguardanti glistili di vita, la corretta alimentazione, l’importanza dell’attività fisica ed altro, si trovarono in mano una disposizione di servizio per l’emergenza pandemica che ridefiniva totalmente la loro attività lavorativa stravolgendo con nuove regole le loro vite. Valentina e Samantha accolsero con alto senso del dovere il nuovo incarico e dopo un breve ma intenso training con gli epidemiologi dell’Asp scesero in campo.

Impararono a difendersi dal maledetto virus per salvaguardare se stesse ed anche gli altri, sia essi colleghi che affetti cari, aiutandosi vicendevolmente ad indossare correttamente i Dpi con l’uso di doppi guanti, calzari ed uso corretto delle mascherine con visiera protettiva.

Nelle visite a domicilio per i tamponi vengono accompagnate da un autista di un’ambulanza dedicata che viaggia nella cabina anteriore il quale al termine del prelievo le aiuta porgendo loro a debita distanza il sacchetto dei rifiuti speciali che viene immediatamente sigillato per poi essere consegnato in laboratorio per analizzare il risultato del test.

Tutto questo ogni giorno da oltre un mese, senza tirarsi indietro per una stanchezza che certo è affiorata, nella certezza però di essere al posto giusto nel momento più difficile di una carriera appena iniziata.

E così pian piano la macchina sanitaria è andata a regime.

Da circa dieci giorni sono stati identificati i punti di raccolta dei tamponi, Agrigento, Licata, Canicattì; Ribera, Sciacca, queste ultime coprono anche l’utenza di Bivona e Casteltermini.

All’ospedale “San Giovanni di Dio” la Protezione civile ha allestito una tenda, che naturalmente ogni giorno viene decontaminata con disinfettanti ad hoc.

Valentina e Samantha si sono occupate pure degli esodati da Milano che tanto hanno preoccupato le autorità siciliane per il rischio di trasmissione del virus nella Comunità ad essi connesso. Questi ultimi hanno seguito i tempi della quarantena domiciliare a cui vennero obbligati a sottoporsi autodenunciandosi e nei giorni scorsi li hanno convocati alla tenda dell’ospedale per il tampone “drive throught” e cioè quello effettuato con il paziente all’interno della propria auto.

I laboratori per effettuare gli esami sono attualmente il Policlinico e l’Istituto Zooprofilattico di Palermo. Tra qualche giorno anche quello del San Giovanni di Dio.

Nonostante la loro giornata lavorativa non abbia tregua Samantha è anche riuscita ad elaborare un dépliant esplicativo, sintetico e chiarissimo sui comportamenti corretti da adottare per fronteggiare la pandemia.

Penso che questa emergenza ci abbia costretti ad una riflessione sulla necessità di una medicina territoriale in un contesto sanitario e sociale nel quale diventa fondamentale la sinergia tra le diverse figure professionali. In tale prospettiva il ruolo dell’assistente sanitario è assolutamente strategico, oggi per contrastare una pandemia di proporzioni imprevedibili, domani per elevare le iniziative sanitarie sul territorio in ottica sempre di una promozione e tutela della salute.

Ancora un grazie di cuore a Valentina e Samantha per il coraggio e la professionalità che in ognuno di questi giorni bui ci stanno regalando con l’augurio di poter rivedere al più presto il loro sorriso che vi assicuro non manca mai sotto le loro mascherine.

Si ringrazia per il contributo informativo il dott. Angelo Butera, presidente dell’Associazione nazionale assistenti sanitari Regione Sicilia.

 

Articolo pubblicato su Grandangolo - Il giornale di Agrigento di Sabato 11 aprile 2020

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