Prima il Mozambico, poi la Turchia, poi di nuovo il Mozambico e adesso l’Angola. Tutti quelli che tornano si dicono affetti da una nostalgia inguaribile, che chiamano «mal d’Africa». Ma ogni volta che si parte le ragioni della scelta sono uniche. E a chiederlo a lei, perché proprio e ancora l’Africa, la risposta arriva senza esitazioni: «Perché ho sempre avuto un pallino per quel continente. Al punto che ho scelto di studiare quello che ho studiato per potermi rendere utile lì».

A parlare è Luisa Gatta, 29enne di Acquafredda (BS), di professione assistente sanitaria, che oggi è salita su un aereo in direzione Luanda, Angola. Con un master in Medicina tropicale e salute in tasca, Luisa ha deciso di unirsi all’équipe di Medici con l’Africa Cuamm, la prima Ong in campo sanitario riconosciuta in Italia, per partecipare a un progetto pilota contro la tubercolosi.

Ma non è la sua prima esperienza: «Dopo essermi laureata all’Università di Brescia, ho lavorato un po’ qui - ci racconta al telefono la giovane assistente sanitaria -. Ma presto ho capito che non faceva per me. Così nel 2016 sono partita per il Mozambico, dove ho fatto un anno di servizio civile gestendo una fabbrica di frutta disidratata. Al ritorno ho resistito un mese, e poi sono partita di nuovo, questa volta per la Turchia, dove ho partecipato per due mesi a un progetto educativo dell’Unione Europea con i profughi siriani. Poi sono tornata in Mozambico con Medicus Mundi Italia».

E adesso è di nuovo il momento di partire, insieme al marito Samuele, agronomo tropicale. «Nei prossimi sei mesi - spiega - il mio impegno consisterà nel formare gli operatori locali per riuscire a sensibilizzare la popolazione sulla tubercolosi, che in Angola rappresenta ancora un pericolo grosso». E poi, di ritorno ad Acquafredda? «Non nell’immediato. Vogliamo lavorare di coppia nella cooperazione internazionale. Continuo a partire perché per me è un modo di imparare e perché con la mia formazione vorrei riuscire a dare un contributo nei Paesi più svantaggiati del mio».

 

Fonte: www.giornaledibrescia.it