Non solo abile calciatrice ma anche convinta assistente sanitaria.

 

 

Buongiorno Elisa, abbiamo letto diversi articoli sulla tua carriera sportiva, ma prima di tutto volevamo chiederti se potevi sintetizzarcela, dagli esordi fino ad oggi, in modo da fissare i momenti più importanti.

Buongiorno a tutti i colleghi e ai futuri assistenti sanitari e grazie per avermi contattata. Sin dai primi anni di vita son stata appassionata e ammaliata dal gioco del calcio. Quasi per scherzo all’età di 8 anni ho iniziato a giocare nella squadra vicino a casa, sono stata la prima ragazza della provincia di Brescia ad essere tesserata per una squadra di maschi. La passione cresceva ogni anno sempre di più, quindi, all’età di 14 anni, ho iniziato a giocare in una squadra femminile in serie C, per poi successivamente arrivare a giocare in provincia di Bergamo nell’Almennese. Con questa squadra mi son tolta le prime vere soddisfazioni calcistiche riuscendo in pochi anni nella scalata dalla serie C alla serie A (dal 2000 al 2008). Gli anni successivi, per quasi 10 anni, mi sono trasferita nella squadra della mia città militando un anno in serie A2 e i successivi in serie A; Proprio in questi anni ho coronato il mio sogno: vincere lo Scudetto e altri trofei italiani (2 Coppe Italia e una Supercoppa) oltre al fatto di aver partecipato alla Uefa Champions League. Dopo aver momentaneamente appeso le scarpe al chiodo (non potevo conciliare gli allenamenti pomeridiani con il lavoro), per due anni sono stata Team Manager sempre con il Brescia Calcio femminile in vista della preparazione alla Champions League. Nel 2017-2018 ho intrapreso una nuova avventura con la 3 Team Brescia calcio, squadra giovane e con progetti di crescita. Il primo anno ho svolto il doppio ruolo di giocatrice in serie D (abbiamo vinto il campionato e orgogliosamente posso vantarmi di aver vinto tutti i campionati femminili dalla serie D alla A) e di allenatrice delle esordienti della stessa società. Quest’anno mi dedico al solo ruolo di allenatrice.

Sul campo hai ricoperto per anni il ruolo di difensore e nell'ambito professionale sei assistente sanitario. Mi piace pensare che ci sia una certa simmetria e affinità tra i due compiti. Sei d'accordo?

Si, direi che potremmo comparare il ruolo di difensore, ma di calciatrice in generale, con il ruolo di assistente sanitaria: in entrambi i casi si tratta di un lavoro e di uno sport spesso emarginati, poco conosciuti perché composti da pochi elementi rispetto alle figure degli infermieri che in un certo senso potremmo accostare alla posizione dei calciatori maschi…diciamo che dobbiamo lottare per “difendere” il nostro ruolo, la nostra professione anche perchè, spesso, quando ci conoscono nel nostro vero ruolo, le persone ci apprezzano.

Ci sono aspetti del tuo carattere, strategie che ritrovi e hai utilizzato sia in ambito calcistico che lavorativo?

Aver praticato un gioco di squadra e competitivo, mi ha aiutata nei rapporti con le/i colleghe/ghi nel gestire le varie relazioni e situazioni che si instaurano nell’ambiente lavorativo. Aver fatto per molti anni il capitano mi ha aiutata ad essere disponibile all’ascolto oltre che a gestire eventuali situazioni di tensione. Passando molte ore della giornata sul luogo di lavoro credo sia fondamentale curare le buone relazioni.

Mentre frequentavi l'università riuscivi tranquillamente a conciliare gli allenamenti con lo studio? Siamo curiosi: qual è stato l'argomento della tua tesi di laurea?

Certamente è stato impegnativo conciliare i due impegni perché gli allenamenti e le partite mi occupavano molto tempo. La passione mi ha sempre spinta a non mollare perché ero determinata nel raggiungere i miei obiettivi. Chiaramente bisogna fare una scala di priorità e rinunciare inevitabilmente ad altro, ma non mi è mai pesata la mia scelta. Il titolo della mia tesi di laurea era “ Aggressioni e violenze: il rischio per il personale sanitario”, ancora oggi è un tema all’ordine dei giorno.

Come sei entrata nel mondo del lavoro dopo la laurea? Di cosa ti occupi attualmente?

Dopo la Laurea ho partecipato al concorso indetto dall’ASL di Brescia, entrata in graduatoria, dopo qualche mese sono stata chiamata per lavorare al Distretto vaccinale di Gardone Val Trompia. Oggi mi occupo di controlli sulle cartelle cliniche, sono nel gruppo NOC ATS Brescia.

Raccontaci una delle soddisfazioni più grandi che hai ottenuto nella tua carriera sportiva e una nel tuo ambito lavorativo.

Indubbiamente la soddisfazione più grande in ambito sportivo è stata la vittoria dello Scudetto nel 2014 con il Brescia calcio femminile, la squadra della mia città di cui ero il capitano, mi brillano ancora gli occhi a rivivere quel giorno. Sul lavoro ricordo con particolare emozione di aver vaccinato una bambina di 5/6 che era terrorizzata dalle punture: con la mia collega siamo, pazientemente, riuscite a tranquillizzarla e vaccinarla, è stata una soddisfazione soprattutto perché sono convinta che sia giusto insegnare ai bambini che le vaccinazioni servono per il loro bene e non solo. Agendo sui giovani si può creare la giusta strada per la prevenzione e attenzione alla salute. Poi mi piace che a termine di ogni campagna anti-influenzale io e le colleghe ci facevamo i complimenti per la gestione di un periodo certamente stressante e trascorso ogni volta col sorriso e la consapevolezza di essere unite e di supportarci a vicenda. 

C'è una figura che ammiri in ambito calcistico?

Vi lascio il nome di una giocatrice con la quale ho avuto onore di giocare: Roberta D’Adda, un esempio di professionalità e dedizione anche se lo sport al femminile è solo dilettantistico.

Nel 1919 nasceva la nostra professione. Rivolgi un augurio agli assistenti sanitari per il centenario della professione.

L’augurio è quello di essere sempre di più a svolgere la nostra gratificante professione perché prevenzione, promozione ed educazione alla salute è sono fondamentali e devono entrare sempre più nella testa e nelle case delle persone.

 

Grazie a @clernik per l'ntervista.