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Con un messaggio rivolto ai Soci AsNAS dell'Emilia-Romagna e delle Marche, la Presidente nazionale, Elena Nichetti, ha voluto esprimere la solidarietà e la vicinanza di tutta l’Associazione Nazionale Assistenti Sanitari a tutte le popolazioni colpite in questi giorni da nubifragi, frane ed esondazioni che hanno provocato lutti, oltre che danni ancora non quantificabili.

A nome del Consiglio direttivo nazionale, ha ringrazio i colleghi che non si stanno certo risparmiando di fronte a questa ennesima emergenza, mettendo in campo, insieme a tutto il servizio sanitario regionale, l’esperienza maturata nella gestione di situazioni come questa e attivandosi per sostenere le condizioni di fragilità. 

Davanti alla tragedia che ha colpito le persone e tanta parte del territorio AsNAS ha scelto di non limitarsi a questo messaggio, seppur sinceramente profondo. Ha infatti invitato tutti i soci ad aderire alla raccolta fondi promossa da Croce Rossa Italiana, impegnata sin dalle prime ore dell’emergenza nelle operazioni di soccorso ed evacuazione della popolazione, operando in aiuto delle comunità e dei territori colpiti. Sono tante le persone che hanno dovuto lasciare le proprie abitazioni e sono enormi le necessità a cui stanno dando risposta senza sosta i Volontari di Croce Rossa Italiana. Le donazioni permetteranno di sostenere la comunità colpita e ascoltare ogni richiesta di aiuto. Per donare: https://cri.it/alluvione-emiliaromagna/

Dors - Centro di documentazione per la promozione della salute, AST Macerata e AST Ancona, con il patrocinio di AIE - Associazione Italiana di Epidemiologia, AsNAS - Associazione Nazionale Assistenti Sanitari e SNOP - Società Nazionale Operatori della Prevenzione, organizzano il Workshop "Storie d'infortunio - Epidemiologia, partecipazione e prevenzione: comprendere per prevenire gli infortuni sul lavoro. Il modello partecipato delle comunità di pratica e narrazione, proposta di un nuovo percorso nelle Marche".

Il workshop è articolato in quattro giornate, di cui le prime due a distanza e le successive in presenza a Civitanova Marche.

Il workshop "Storie d'infortunio", che si innesta sull’esperienza consolidata del sistema nazionale di sorveglianza INFOR-MO, integra lo studio classico dei casi di infortunio grave o mortale applicando un approccio specifico che, a partire dalle inchieste svolte dal personale ispettivo dei Servizi Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro (SPreSAL), giunge alla generazione e alla socializzazione di “storie narrate. La narrazione è affidata agli stessi operatori che hanno svolto l’inchiesta, il prodotto finale viene condiviso anche con altri che, pur non avendo direttamente contribuito all’inchiesta, partecipano al conseguimento di comuni obiettivi di prevenzione occupazionale.

Il metodo delle “comunità di pratica e narrazione” approfondisce la comprensione del complesso dei fattori che hanno indotto il realizzarsi o il permanere di una situazione di rischio fino a consentire / generare l’evento lesivo (“rete di causazione”), promuove la condivisione di esperienze e il confronto professionale tra gli operatori SPreSAL, favorisce la costruzione partecipata di soluzioni preventive anche originali.

La prevenzione basata sulla narrazione si è dimostrata efficace nel produrre cambiamenti nell’attività degli operatori, perché favorisce processi di identificazione con gli obiettivi della prevenzione, valorizza la formazione, motiva gli interessati alla collaborazione per la progettazione di interventi più efficaci, consente l’individuazione di nuovi ambiti di ricerca.

La “svolta narrativa” all’interno degli studi scientifici e dell’operatività istituzionale avviene quando la conoscenza narrativa è legittimata quale una delle diverse e possibili fonti informative; viene quindi rimarcata l’importanza dell’integrazione tra la narrazione e l’evidenza tecnico-scientifica come strumento per favorire il rapporto tra le conoscenze evidence-based e le esperienze sul campo.

Il progetto si colloca entro lo scenario dell’epidemiologia occupazionale “partecipata” che ha portato al concetto culturale e giuridico di “referto epidemiologico” assunto nell’ordinamento italiano con la Legge 29/2019.

Scarica il programma da questa pagina.

La mappatura e la conoscenza dell'allocazione dei professionisti Assistenti sanitari sul territorio nazionale è un'attività necessaria per la realizzazione di iniziative di collaborazione e di crescita professionale. La condivisione di attività e progettualità tra Assistenti sanitari di diverse regioni favorisce l'individuazione e l'applicazione di buone pratiche di provata efficacia attuate dai diversi professionisti operanti all'interno degli stessi servizi nel territorio nazionale.

Il progetto, proposto dall'Associazione Nazionale Assistenti Sanitari (AsNAS), ha quindi l'obiettivo di effettuare una mappatura della presenza degli Assistenti sanitari nelle diverse realtà e, successivamente, dare vita a alcuni gruppi di lavoro associativi di interesse specialistico che permettano ai colleghi delle diverse regioni di confrontare i modelli di lavoro e approfondire lo studio e l’analisi di tematiche di rilevanza.
 
Partecipa anche tu, compila il questionario al seguente link: https://forms.gle/4XFS4ju8MLYi6cZU9
Non dimenticarti di coinvolgere anche altri colleghi!
 

Lo scorso 31 marzo, rappresentati dal Vicepresidente nazionale Eddy Galiazzo, siamo stati a Bologna per l’appuntamento con la Conferenza della Fondazione GIMBE, invitati dal suo Presidente Nino Cartabellotta. I riflettori della giornata sono stati puntati sull’inderogabile necessità di scelte politiche coraggiose per risolvere la grave crisi di sostenibilità del Servizio sanitario nazionale (SSN).

La Fondazione GIMBE ha infatti presentato un Piano di di rilancio del Servizio sanitario nazionale e ha sollecitato la politica ad agire in tal senso. Ricordiamo che anche AsNAS nel mese di febbraio ha partecipato alla consultazione promossa da GIMBE sul rilancio del SSN (per approfondire, clicca qui).

In sintesi, il Piano di rilancio del SSN proposto da GIMBE interessa le seguenti aree:

  • La salute in tutte le politiche. Mettere la salute e il benessere delle persone al centro di tutte le decisioni politiche: non solo sanitarie, ma anche ambientali, industriali, sociali, economiche e fiscali, oltre che di istruzione, formazione e ricerca (Health in All Policies).
  • Prevenzione e promozione della salute. Diffondere la cultura e potenziare gli investimenti per la prevenzione e la promozione della salute e attuare l’approccio integrato One Health, perché la salute delle persone, degli animali, delle piante e dell’ambiente sono strettamente interdipendenti.
  • Governance Stato-Regioni. Potenziare le capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni, nel rispetto dei loro poteri, per ridurre diseguaglianze, iniquità e sprechi e garantire il diritto costituzionale alla tutela della salute su tutto il territorio nazionale.
  • Finanziamento pubblico. Aumentare il finanziamento pubblico per la sanità in maniera consistente e stabile, allineandolo entro il 2030 alla media dei paesi europei, al fine di garantire l’erogazione uniforme dei LEA, l’accesso equo alle innovazioni e il rilancio delle politiche del personale sanitario.
  • Livelli essenziali di assistenza. Garantire l’aggiornamento continuo dei Lea per rendere rapidamente accessibili le innovazioni e potenziare gli strumenti per monitorare le Regioni, al fine di ridurre le diseguaglianze e garantire l’uniforme esigibilità dei LEA in tutto il territorio nazionale.
  • Programmazione, organizzazione e integrazione dei servizi sanitari e socio-sanitari. Programmare l’offerta di servizi sanitari in relazione ai bisogni di salute e renderla disponibile tramite reti integrate, che condividono percorsi assistenziali, tecnologie e risorse umane, al fine di ridurre la frammentazione dell’assistenza, superare la dicotomia ospedale-territorio e integrare assistenza sanitaria e sociale.
  • Personale sanitario. Rilanciare le politiche sul capitale umano in sanità al fine di valorizzare e (ri)motivare la colonna portante del Ssn: investire sul personale sanitario, programmare adeguatamente il fabbisogno di tutti i professionisti sanitari, riformare i processi di formazione, valutazione e valorizzazione delle competenze secondo un approccio multi-professionale.
  • Sprechi e inefficienze. Ridurre sprechi e inefficienze che si annidano a livello politico, organizzativo e professionale e riallocare le risorse in servizi essenziali e innovazioni, aumentando il valore della spesa sanitaria.
  • Rapporto pubblico-privato. Normare l’integrazione pubblico-privato secondo i reali bisogni di salute della popolazione e disciplinare la libera professione, al fine di ridurre le diseguaglianze d’accesso ai servizi sanitari e arginare l’espansione della sanità privata accreditata.
  • Sanità integrativa. Riordinare la normativa sui fondi sanitari al fine di renderli esclusivamente integrativi rispetto a quanto già incluso nei LEA, arginando diseguaglianze, fenomeni di privatizzazione, erosione di risorse pubbliche e derive consumistiche.
  • Ticket e detrazioni fiscali. Rimodulare ticket e detrazioni fiscali per le spese sanitarie, secondo princìpi di equità sociale ed evidenze scientifiche, al fine di ridurre lo spreco di denaro pubblico e il consumismo sanitario.
  • Trasformazione digitale. Promuovere cultura e competenze digitali nella popolazione e tra professionisti della sanità e caregiver e rimuovere gli ostacoli infrastrutturali, tecnologici e organizzativi, al fine di minimizzare le diseguaglianze e migliorare l’accessibilità ai servizi e l’efficienza in sanità.
  • Informazione alla popolazione. Potenziare l’informazione istituzionale basata sulle evidenze scientifiche e migliorare l’alfabetizzazione sanitaria delle persone, al fine di favorire decisioni informate sulla salute, ridurre il consumismo sanitario e contrastare le fake news, oltre che aumentare la consapevolezza del valore del SSN.
  • Ricerca. Destinare alla ricerca clinica indipendente e alla ricerca sui servizi sanitari almeno il 2% del finanziamento pubblico per la sanità, al fine di produrre evidenze scientifiche per informare scelte e investimenti del Ssn.

 

 

Si è svolto il 23 marzo 2023 a Roma il convegno “I risultati del Sistema di Sorveglianza 0-2 anni sui principali determinanti di salute del bambino. Raccolta dati 2022”

Durante l'evento sono stati presentati e discussi con tutti i professionisti coinvolti a vario titolo nella tutela e promozione della salute nella prima infanzia i risultati del Sistema di Sorveglianza Bambini 0-2 anni, coordinato dall’ISS e realizzato in collaborazione con le Regioni.

AsNAS era presente con Miria De Santis (Componente Steering Committee Sorveglianza Bambini 0-2 anni) che ha partecipato alla tavola rotonda sulle strategie e le azioni per orientare la formazione dei professionisti.

 

Di seguito, una sintesi dell'evento di presentazione dei risultati del Sistema di Sorveglianza a cura di Panorama della Sanità.

La maggioranza delle mamme, oltre 9 su 10, ha riferito di non aver fumato durante la gravidanza e oltre 8 su 10 di non aver consumato bevande alcoliche. Tuttavia, sono ancora troppi i bambini (38%) potenzialmente esposti a fumo passivo a causa della presenza di almeno un genitore e/o altra persona convivente fumatrice. Inoltre, se è vero che più del 90% delle mamme ha assunto acido folico in gravidanza, è altrettanto vero che solo un terzo (32,1%) lo ha fatto in maniera appropriata a partire da un mese prima del concepimento. Ancora: tra gli 11 e i 15 mesi, oltre la metà dei piccoli è esposta già a schermi, tra TV, computer, tablet o cellulari; nella stessa fascia d’età, oltre un terzo delle mamme trova difficile farli stare, in auto, nel seggiolino ben allacciati. Sono questi alcuni dei risultati, presentati oggi presso l’Istituto Superiore di Sanità, del Sistema di Sorveglianza 0-2 anni sui principali determinanti di salute del bambino – Sorveglianza Bambini 0-2 anni – promosso dal Ministero della Salute e coordinato dall’ISS, realizzato in collaborazione con le Regioni.

“Investire nelle prime epoche della vita significa favorire ricadute positive lungo tutto l’arco dell’esistenza, non solo nel singolo ma nell’intera comunità, sia in termini di salute che di sviluppo di competenze cognitive e sociali e di accesso a percorsi educativi e professionali – afferma Giovanni Capelli, Direttore del Centro Nazionale per la Prevenzione delle Malattie e la Promozione della Salute dell’ISS – I risultati dell’edizione 2022 ella Sorveglianza mostrano che i comportamenti favorevoli al pieno sviluppo psico-fisico dei bambini non sono sempre garantiti ed evidenziano differenze territoriali e socio-economiche meritevoli di attenzione in un’ottica di salute pubblica”.

Dalla Sorveglianza – che ha coinvolto un totale di oltre 35.000 mamme intervistate nei Centri Vaccinali delle Regioni partecipanti – viene fuori che due terzi delle mamme (66,7%) è consapevole di dover mettere a dormire il proprio bambino a pancia in su per prevenire la morte improvvisa in culla e che tre quarti delle mamme (76,1%) intende vaccinare i propri figli ricorrendo sia alle vaccinazioni obbligatorie che a quelle raccomandate. Il 13% dei bambini non è mai stato allattato e sono ancora pochi quelli allattati in maniera esclusiva per il tempo raccomandato dall’OMS: il 46,7% nella fascia d’età 2-3 mesi che si riducono al 30%  nella fascia 4-5 mesi.  Troppi i bambini che passano del tempo davanti a TV, computer, tablet o cellulari già a partire dai primi mesi di vita: il 22,1% nella fascia 2-5 mesi, percentuale che cresce all’aumentare dell’età fino ad arrivare al 58,1% tra i bambini di 11-15 mesi. La quota di bambini a cui non sono stati letti libri nella settimana precedente l’intervista risulta pari al 58,3% nella fascia d’età 2-5 mesi, e al 32,6% tra i bambini di 11-15 mesi. Il 12,4% delle mamme di bambini di 0-2 anni ha riferito di essersi rivolta a pediatra o pronto soccorso per incidenti occorsi al bambino. Il 19,3% delle mamme di bambini di 2-5 mesi riferisce di avere difficoltà nel farli stare seduti e allacciati al seggiolino, quota che sale al 34,4% tra le mamme di bambini di 11-15 mesi.

L’indagine

La finalità della Sorveglianza è di raccogliere informazioni su alcuni determinanti di salute del bambino da prima del concepimento ai 2 anni di vita per produrre indicatori a livello regionale o aziendale, richiesti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e/o dai Piani Nazionali e Regionali della Prevenzione, che consentano confronti territoriali e intertemporali. Inoltre, la Sorveglianza prevede la diffusione di materiale informativo multilingue sui determinanti indagati, come la brochure per i genitori consegnata alla mamma dopo la compilazione del questionario e i poster distribuiti ai Centri Vaccinali e i Pediatri di Libera Scelta.

In questa seconda edizione della rilevazione sono state intervistate complessivamente oltre 35.000 mamme di bambini fino a 2 anni di età, utilizzando un questionario anonimo autocompilato presso i Centri Vaccinali tra giugno e ottobre 2022. Il tasso di partecipazione nelle regioni partecipanti varia tra l’89,2% e il 98,6%.

Sintesi della raccolta dati 2022

Assunzione di acido folico in epoca periconcezionale

L’assunzione quotidiana di 0,4 mg di acido folico (vitamina B9) da quando la coppia comincia a pensare a una gravidanza fino alla fine del terzo mese di gestazione, protegge il bambino da alcune gravi malformazioni congenite. La quota di mamme che ha assunto acido folico in occasione della gravidanza supera il 90%, ma meno di un terzo di esse (32,1%) lo ha fatto in maniera appropriata per la prevenzione delle malformazioni congenite, con una variabilità regionale compresa tra il 21,4% e il 42,5%.

Consumo di tabacco in gravidanza e in allattamento

Fumare in gravidanza aumenta il rischio di basso peso alla nascita, prematurità, mortalità perinatale. I bambini esposti a fumo passivo hanno un rischio maggiore di malattie delle basse vie respiratorie e di episodi di asma.  Dai risultati della Sorveglianza emerge che il 6,4% delle mamme ha dichiarato di aver fumato in gravidanza con un range compreso tra il 2,9% e il 10,3%. Ha dichiarato invece di fumare in allattamento l’8,7% delle mamme (range: 4,9% – 13,9%). La percentuale di bambini potenzialmente esposti al fumo passivo, a causa della presenza di almeno un genitore e/o altra persona convivente fumatrice, varia dal 27,4% al 46,6%, con valori tendenzialmente più elevati nelle regioni del Sud.

Alcol in gravidanza e in allattamento

L’assunzione di alcol in gravidanza e in allattamento può associarsi a spettro dei disordini feto-alcolici (FASD), aborto spontaneo, parto pretermine, basso peso alla nascita, sindrome della morte improvvisa in culla (SIDS), malformazioni congenite, difficoltà cognitive e relazionali. La grande maggioranza delle mamme non ha assunto bevande alcoliche in gravidanza, il 18,6% ha dichiarato di aver consumato bevande alcoliche almeno 1-2 volte al mese e il 3,7% almeno 3-4 volte, con una variabilità regionale in quest’ultimo caso compresa tra l’1,7% e il 6,1%. Durante l’allattamento il consumo di alcol risulta più diffuso che in gravidanza e la quota che lo ha assunto almeno 3-4 volte nei 30 giorni precedenti l’intervista varia tra il 3,4% e il 12,9% nelle mamme con bambini di 2-5 mesi. Il consumo di alcol risulta tendenzialmente più diffuso nelle regioni del Centro-Nord.

Allattamento

I benefici dell’allattamento sia per la mamma che per il bambino sono ormai ben documentati. L’OMS e l’UNICEF raccomandano di allattare in modo esclusivo fino ai 6 mesi di età del bambino e di prolungare l’allattamento fino ai 2 anni e oltre, se desiderato dalla mamma e dal bambino. I risultati della Sorveglianza mostrano che il 30% dei bambini nella fascia d’età 4-5 mesi viene allattato in maniera esclusiva, con una elevata variabilità regionale caratterizzata da quote più basse nelle regioni del Sud e comprese tra il 13,5% e il 43,2%. Risulta invece non essere mai stato allattato il 13% dei bambini rilevati dalla Sorveglianza, con quote tendenzialmente più alte nelle regioni del Sud e complessivamente comprese tra il 7% e il 17,2%.

Lettura precoce in famiglia

Leggere regolarmente al bambino già dai primi mesi di vita significa contribuire al suo sviluppo cognitivo, emotivo e relazionale. Nella settimana precedente l’intervista non è mai stato letto un libro al 58,3% dei bambini nella fascia di età 2-5 mesi con valori più alti nelle regioni del Sud  e compresi tra il 38,3% e il 69,7%. Nella fascia 11-15 mesi la quota di bambini non esposti a lettura risulta pari al 32,6% (range: 16,4% – 48,5%).

Esposizione a schermi 

Le evidenze scientifiche sui rischi per la salute psicofisica dei bambini – disturbi del sonno, emotivi, sociali – derivanti dall’uso eccessivo e/o scorretto delle tecnologie audiovisive e digitali sono in aumento. Viene raccomandato di utilizzare queste tecnologie in presenza di un adulto e di evitarne l’uso tra i bambini al di sotto dei 2 anni di vita. Il 22,1% dei bambini di 2-5 mesi passa del tempo davanti a TV, computer, tablet o telefoni cellulari con un range territoriale tra il 13,6% e il 30,3%. La maggior parte dei bambini esposti passa meno di un’ora al giorno davanti a uno schermo e dall’1,9% al 9,1% vi trascorre almeno 1-2 ore. I livelli di esposizione crescono all’aumentare dell’età in tutte le regioni e, tra i bambini di 11-15 mesi, le quote che passano almeno 1-2 ore al giorno davanti a uno schermo arrivano a variare tra il 6,5% e il 39,3%. I bambini risultano maggiormente esposti a schermi nelle regioni del Sud.

Posizione in culla

La sindrome della morte improvvisa in culla (SIDS) rappresenta una delle principali cause di morte post-neonatale. Tra gli interventi semplici ed efficaci per ridurne il rischio è raccomandato mettere a dormire il bambino in posizione supina. Dalla rilevazione risulta che due terzi delle mamme dichiara di mettere a dormire il proprio bambino a pancia in su (66,7%) con un range compreso tra il 53,2% e il 79%. Risulta  frequente anche l’adozione di posizioni diverse da quella raccomandata, con il 18,7% delle mamme che pone il bambino in culla di lato.

Sicurezza in casa

Il rischio di incorrere in un incidente domestico risulta elevato tra i bambini, in particolare sotto i 5 anni di età. Il 12,4% delle mamme è ricorso a personale sanitario per un incidente occorso al figlio (cadute, ferite, ustioni, ingestione di sostanze nocive, ecc.), quota che varia a livello territoriale tra il 10,5% e il 14,7%. Nelle regioni del Centro e soprattutto del Sud si registra un maggior ricorso al pediatra, mentre nel Nord non si rilevano sostanziali differenze tra ricorso al pediatra o al pronto soccorso.

Sicurezza in auto

L’utilizzo corretto dei dispositivi di protezione per il trasporto in auto dei bambini può ridurre sensibilmente il rischio di traumi e di morte a seguito di incidente stradale. Dalla Sorveglianza emerge che il 19,3% delle mamme di bambini di 2-5 mesi ha riferito di avere difficoltà nel far stare il bambino seduto e allacciato al seggiolino, con una variabilità regionale compresa tra il 14,2% e il 29,7%. Al crescere dell’età del bambino le quote di mamme che riferiscono difficoltà aumentano in tutte le regioni, assumendo valori compresi tra il 27,0% e il 47,0% nella fascia d’età 11-15 mesi.

Vaccinazioni

Le vaccinazioni possono proteggere il bambino dal rischio di contrarre alcune malattie infettive che possono determinare complicanze pericolose. Il 76,1% delle mamme ha dichiarato di voler effettuare tutte le vaccinazioni previste, quota che varia tra il 68,6% e l’83,7% a livello regionale. Seguono le mamme intenzionate a effettuare solo le vaccinazioni obbligatorie (tra il 10,2% e il 23,8%). La quota di indecise risulta compresa tra il 3,9% e l’8,3% .